Ancora un passo per definire Viaggio italiano.
Non sono interessato dal paesaggio mozzafiato, se non sporadicamente o per necessità commerciali.
Mi attira maggiormente il paesaggio normale, quello della quotidianità, quello vissuto dalla grande maggioranza delle persone. È il paesaggio spesso anonimo, di solito privo di bellezze eclatanti, talvolta pervaso di mediocrità o addirittura di bruttezze.
Senza dubbi è più gradevole uno scorcio sul Colosseo piuttosto che la vista su una qualsiasi borgata della periferia romana, ma quest’ultima la ritengo più interessante dal punto di vista fotografico.
Tanti i motivi che mi spingono a questa scelta.
Prima di tutto un dato biografico: sono cresciuto in una periferia, è un paesaggio che mi è famigliare, quello che percorrevo quando mi spostavo verso il centro della mia città (Torino) che a lungo è stata la mia meta. Anche quando ho vissuto in zone centrali, il mio quartiere è sempre stato al limite “carino”. E ora che vivo in una onesta piccola città provinciale (Livorno), il mio paesaggio abituale non è quello mozzafiato di Piazza della Signoria a Firenze o di Piazza Navona a Roma.
In parte è anche una questione democratica: il paesaggio notevole è spesso vissuto in modo schizofrenico da pochi fortunati residenti e molti turisti (che in una certa misura il paesaggio lo consumano e non lo vivono). Il paesaggio normale di solito è più accessibile a chi ci vive quotidianamente e di norma non esprime nulla di sufficientemente notevole da attirare chi non lo conosce.
Inoltre il paesaggio notevole viene/è stato riprodotto talmente tante volte che ormai si fa un’immensa fatica a proporre qualcosa di diverso. Dopo la preziosissima documentazione di Alinari; dopo la generosità di Gianni Berengo Gardin (qualche mese fa al PhotoLux di Lucca ha confermato che solo una piccola parte della sua immensa produzione fotografica è stata resa pubblica); dopo la fastidiosa operazione di esotismo fuori tempo massimo sull’Italia di questi anni di Steve McCurry; dopo che Martin Parr ci ha gioiosamente preso in giro mentre tentiamo di reggere la Torre di Pisa; dopo le immancabili hdr sul tramonto dalla Terrazza Mascagni a Livorno… cosa rimane di nuovo da ritrarre o in quale nuovo modo?
Mentre il paesaggio normale, nella sua apparente povertà, è sempre uguale e sempre diverso. Per cui, pascendomi nell’illusione che si possa ancora dire qualcosa di nuovo o di diverso (e ammesso e non concesso che io possa appartenere alla nobile schiera degli innovatori), il mio paesaggio favorito rimane quello normale.
O per lo meno: il paesaggio normale è il soggetto di questo mio Viaggio italiano.