L’inizio della mia carriera di fotografo prefessionista ha coinciso con la realizzazione di un progetto per me molto importante.
Era il 2008 e con il collega Alfonso Quaglia e grazie all’apporto organizzativo dell’Unione Culturale Franco Antonicelli di Torino, per circa quindici mesi abbiamo avuto l’opportunità di fotografare gli spazi FIAT Mirafiori (ora Stellantis).





Non solo aree strettamente produttive, ma anche uffici dirigenziali, centri ricerca, zone servizi (mense, supermercati, sportelli bancari, centri smistamento…), nonché spazi ormai vuoti sui quali l’evoluzione dell’azienda imponeva un ripensamento strategico e impegnative opere di bonifica. Lo stabilimento, ormai perfettamente integrato nella struttura urbana, è grande quanto il centro della città. Dalla sua inaugurazione del 1939 si sono succeduti numerosi ampliamenti, fino al picco occupazionale degli anni ’70 quando circa 60 mila lavoratori ogni giorno varcavano i cancelli di quello che era il più grande complesso industriale d’Europa.

Allora fotografavo con una Mamiya RZ67 pro II (medio formato) con diapositiva colori Fuji. La scelta del medio formato fu una scommessa. Volevo il massimo della qualità, ma mi rapportavo per la prima volta con un formato diverso da quello standard 24×36. Fu un piacere poter inquadrare in un pozzetto luminosissimo, un’emozione ogni volta caricare per il nuovo scatto e ascoltare il suono dell’otturatore.
Al termine della lunga campagna fotografica, venne presentata una selezione delle fotografie prodotte in due occasioni. Una prima volta all’interno del Motor Village, una seconda volta nella sede dell’Unione Culturale Franco Antonicelli.
Il progetto è stato realizzato grazie ai finanziamenti di Regione Piemonte, Comune di Torino e Fondazione Compagnia di San Paolo. Importantissimi i contributi di Antonella Galasco e Corrado D’Angelo di Stellantis ed Emanuela Bernascone per la comunicazione, a loro va la mia gratitudine.